A differenza della tradizione occidentale, più concentrata sulla trasmutazione dei metalli, l’alchimia cinese ebbe una maggiore connessione con la medicina.


La pietra filosofale degli alchimisti europei può essere comparata con l’elisir dell’immortalità cercato dagli alchimisti cinesi. Comunque, da un punto di vista ermetico, questi due interessi non erano separati e la pietra dei filosofi era spesso equiparata all’elisir di lunga vita.


La Cina appare il centro di una tradizione alchemica molto antica, risalente forse al IV-III secolo







a.C., ma documentata con sicurezza per la prima volta nel Ts’an T’ung Ch’i, scritto verso il 142 a.C. da Wei Po-Yang, sotto forma di commentario all’I-Ching, Libro delle Mutazioni. In questa opera, classico del Canone taoista, l’autore afferma che i contenuti del Libro delle Mutazioni, delle dottrine taoiste e dei procedimenti alchemici siano variazioni di un’unica materia sotto il travestimento di nomi diversi.


Egli fonda il processo alchemico sulle dottrine dei cinque stati di mutamento, erroneamente chiamati “elementi” (acqua, fuoco, legno, metallo e terra) e dei due contrari (yin e yang): di questi due, il primo è associato alla luna ed il secondo al sole, e dalla loro dinamica si originano gli elementi. Ogni elemento combinato con yang differirebbe da quello combinato con yin, nel senso che il primo è attivo e maschile, il secondo passivo e femminile. Il testo, di non facile interpretazione, per le sue interferenze con dottrine cosmologiche e magiche, presenta una concezione evolutiva dei metalli e il loro trasferimento su piani non sperimentali, ora psichici, ora cosmici.



Nel IV secolo l’alchimia ha un nuovo grande maestro in Ko Hung, detto Pao-p’u-tzu, che aggiunge alle tecniche indicate alcuni particolari metodi taoisti destinati alla conquista dell’immortalità. Questo fu l’avvio per una sempre più stretta connessione con forme taoiste di medicina tradizionale cinese ed una ricca fioritura di opere fino al XIII secolo.
Le scuole di alchimia cinese, pur avendo come obiettivo comune la ricerca dell’immortalità, si differenziavano per i metodi di ricerca:
Gli alchimisti della scuola esterna si occupavano prevalentemente della ricerca dell’elisir di lunga vita attraverso la produzione di rimedi, elisir e pillole dell’immortalità, le cui componenti erano in gran parte sostanze vegetali e in misura minore sostanze animali e minerali.
La medicina tradizionale cinese ha ereditato dall’alchimia esterna le basi di farmacologia tradizionale e dall’alchimia interna la parte relativa al Qi Gong ed alle ginnastiche mediche. In queste discipline molti dei termini utilizzati sono di chiara derivazione alchemica.
Gli alchimisti della scuola interna,seguivano la teoria tradizionale cinese dei cinque elementi, che corrispondono
alle cinque direzioni, non è certo estranea alla divisione – tardiva
e abbastanza arbitraria – delle scuole ‘di alchimia interiore in
cinque correnti principali: del Nord, del Sud, dell’Est, dell’Ovest
e del Centro. invece, ricercavano l’immortalità attraverso l’utilizzo di pratiche fisiche e mentali che provocassero una trasmutazione del corpo, consentendo al praticante di vivere indefinitamente. Il corpo stesso del praticante veniva concepito come un laboratorio alchemico e l’elisir di lunga vita scaturiva teoricamente dalla distillazione di sostanze corporee, prodotte attraverso l’utilizzo delle funzioni vitali (respirazione, circolazione, funzionamento endocrino, etc..) che venivano guidate dall’alchimista.

Queste scuole
conobbero il loro pieno sviluppo sotto la dinastia dei Song;

Con i Song, s’incomincia a parlare anche delle scuole dello
Hsing ming, o della « doppia coltivazione (o «coltivazione a due »),
dello Hsin e del Ming» (Hsin Ming Shuang Hsin)L’espressione Hsing ming è antica e la troviamo ad esempio
nell’esagramma Kuan del I Cbing, il Libro dei Mutamenti e nel
Huang Ting Wei Ching; ma è solo all’epoca dei Song che si parla
della «doppia coltivazione, dello Hsin e del Ming ».

 L’espressione
«doppia coltivazione» o « coltivazione a due» indicò in seguito
le tecniche sessuali che conducono all’immortalità. Il carattere Hsin
è formato da sbeng, « la vita» e dalla chiave del cuore, e indica
la natura reale, l’essenza dell’essere. Il segno Ming significa il
destino dell’uomo fissato dal cielo, la parte di vita che gli è stata
assegnata alla nascita, ma anche l’essere, considerato nello spazio e nel tempo. Rifacendosi alla terminologia di Heidegger, si potrebbe
tradurre questi due termini con Essere ed Essente

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Fonti:https://www.gianfrancobertagni.it/materiali/alchimia/chao.pdf
         https://it.wikipedia.org/wiki/Alchimia