Dopo l’azione repentina del carro si pone davanti la strada una sfinge.



Figura femminile ferrea e dogmatica, la Giustizia sembra personificare per la prima volta un’energia esterna a quella del consultante. Non ha caso ho parlato di sfinge: come la creatura metà leonessa, la Giustizia arride agli audaci, ai puri di cuore, agli spiriti più leali e nobili; essa infatti risponde nella stessa maniera in cui ci si riferisce ad essa. Sì, come avrete già inteso, essa in fondo non è altro che la personificazione della Legge del Karma. La sua spada, in effetti, è pronta a tagliare i legami con il passato, come se dicesse “ora voltiamo pagina”, ma, prima di chiudere del tutto il libro, è necessario un breve spazio o momento in cui tirare le somme. La bilancia a due piatti che pende da una mano è difatti pronta a vagliare e soppesare le azioni del viaggiatore e ricambiarlo secondo quanto merita.
Mai nessun arcano è stato tanto neutrale ed equilibrato quanto la Giustizia: ella sa essere buona e positiva per ogni portatore di energia altrettanto positiva, mentre, con chi ha lasciato debiti e seminato energie negative, si può rivelare crudele, giudicante e castrante.
Sul polo negativo, infatti, la Giustizia può indicare una pena severa, un insuccesso a seguito di sforzi insufficienti o inadeguati. A volte rappresenta le stesse paure del consultante, lo spettro di una donna o una madre severa e possessiva, il sentimento di colpa verso di lei o verso le vicissitudini della propria vita, la paura della vita stessa, di “non essere abbastanza” e delle conseguenze alle proprie scelte.
In questo senso, l’energia negativa che generiamo e che ci torna indietro sotto queste forme, altro non è altro che il nostro stesso senso di inquietudine verso la vita, una proiezione disattenta al futuro che non ci permette di essere grati di quello che abbiamo e concilianti verso ciò che siamo, difetti inclusi.
Dall’altra parte, il polo positivo di questo arcano simboleggia un nuovo inizio. Quella spada, abbiamo detto, è pronta a tagliare con il passato e, a seguito di un breve “sommario”, è possibile finire il capitolo, chiudere definitivamente un libro… per iniziare un capitolo successivo o aprire un volume completamente nuovo. Non a caso la donna, in questa chiave di lettura, viene spesso percepita “incinta”: la gravidanza è il simbolo stesso di una nuova vita che culmina con il momento della nascita stessa.
Le energie che circolano a questo livello sono dunque di trasformazione, ma soprattutto di abbondanza (proprio come “abbondante” è il seno di una gestante e così le forme del suo ventre).
“Sei pronto a ricevere per quanto hai seminato”?
Se l’imperatore lo aveva osservato e il Papa lo andava raccontando, riferendosi entrambi a elementi estremamente materiali della vita stessa, ora la Giustizia simboleggia il compimento delle stesse Leggi Universali  su un piano più sottile, eterico, spirituale.
Perché arriva proprio adesso, questo arcano?
Beh, qual è, il numero che meglio può simboleggiare il suo “patrimonio energetico”?
Indubbiamente l’otto. Stiamo infatti parlando dell’ottava carta dei tarocchi, una carta che porta in sé il simbolo dell’infinito, come infinito è il ciclo del Karma e l’espressione delle energie in una Unità perfettamente equilibrata.



Cosa ci racconta, la Giustizia? Che potremo chiudere un capitolo e passare a quello successivo solo una volta tirate le somme, attraverso il “gioco” dei piatti.
Ma cosa ci vuole insegnare? Che per andare avanti dobbiamo essere pronti a lasciare tutto ciò che c’è indietro. E non solo, per ricevere è necessario aver prima dato, perché è da noi che parte una spinta evolutiva verso l’Unità, dopo che l’Uno è già esploso nei suoi milioni di frammenti.
L’Universo ci ha già dato, e spesso non ce ne accorgiamo. Solo quando lo avremo ricambiato, potremo ricevere ancora. In un ciclo infinto… che poi, è forse lo stesso delle reincarnazioni.



Buon proseguimento, di percorso

Profondissimo.     


Lucia G.