I sogni, sappiamo, sono davvero strani: 

qualcosa magari ci appare straordinariamente chiara, minuziosa come la cesellatura di un orafo,
su altre cose invece si passa sopra senza notarle neppure come ad esempio lo spazio ed il tempo.
Credo che i sogni nascano non dalla ragione, ma dal desiderio, non dalla testa, ma dal cuore,
anche se la mia ragione in sogno si è esibita qualche volta in ingegnosi voli non da poco.
Certo è che in sogno accadono cose del tutto incomprensibili.
Mio fratello, ad esempio, è morto cinque anni fa, qualche volta lo sogno:
egli prende parte alle cose della mia vita, siamo molto interessati l’uno all’altro,
ma intanto, durante tutto lo svolgimento del sogno, io sono pienamente cosciente
che mio fratello è morto e sepolto. […]
E va bene, ammettiamolo pure, è un sogno, ma questa vita che viene tanto esaltata,
io volevo finirla suicidandomi, invece il mio sogno, oh! Esso mi ha indicato una vita nuova. 
 

“Il sogno di un uomo ridicolo” F. Dostoevskij


 
Sognare ed essere svegli, nella nostra cultura, sono considerate due dimensioni assolutamente separate,stati incompatibili e lontani, dove il primo viene a rappresentare la dimensione immaginativa ed irreale dell’esistenza, ed il secondo invece viene esperito come effettivamente reale e soprattutto come la base sulla quale tentare di spiegare tutti i fenomeni incomprensibili o “strani”.
Esiste però una letteratura molto vasta che si sta sviluppando attualmente negli Stati Uniti, oltre a una letteratura molto antica, in cui viene presa in esame la possibilità che si possa sognare ed essere svegli e presenti a sé stessi nello stesso momento (Walsh e Vaughan, 1992) e così sono anche state approntate tecniche adatte a sviluppare questo singolare stato di coscienza che nella letteratura scientifica viene chiamato Sogno Lucido. 
Dobbiamo a Frederik Willems van Eeden, psichiatra olandese e noto scrittore, il termine “sogni lucidi” e la prima seria ricerca in questo campo. Già nel 1913 van Eeden si proponeva di compiere uno studio sistematico della fenomenologia dei sogni consapevoli (LaBerge, 1985).
Per “sogno lucido”: un sogno è definito lucido quando il sognatore sa che sta sognando.
Attualmente la ricerca si sta orientando verso una conoscenza sperimentale di questa dimensione, esplorando: processi induttivi, correlati psicofisiologici, vissuti soggettivi; cercando anche di costruire ponti concettuali con le tecniche antiche, come lo yoga tibetano del sogno.
Nel Buddhismo tibetano c’è un tipo di letteratura chiamata milamgyi terdzod, letteralmente “tesori dei sogni”. Secondo la tradizione tibetana dello Dzogchen, la chiave del lavoro sul sogno è lo sviluppo di una maggiore consapevolezza nello stato onirico. In questa cultura, il sogno lucido non è come per i Senoi lo strumento diretto per la trasformazione, ma è un epifenomeno dello sviluppo della consapevolezza. Questi versi buddhisti danno una idea di ciò:Quando albeggia lo stato del sogno,
Non giacere nell’ignoranza come un cadavere.
Entra nella sfera naturale della stabile presenza.
Riconosci i sogni e trasforma l’illusione in luminosità.
Non dormire come un animale.
Pratica in modo da unificare il sonno e la realtàLo yoga tibetano del sogno persegue la chiarezza mentale e non l’esperienza in se stessa. Grandi maestri hanno affermato che nel momento in cui la consapevolezza diviene assoluta i sogni cessano del tutto, e che al loro posto si manifesta una chiarezza indescrivibile (Norbu, 1993). L’idea che l’attività onirica possa addirittura cessare una volta raggiunto uno stato di consapevolezza assoluta, è perfettamente in linea con ciò che viene affermato nel primo sutra degli aforismi di Patanjali “Yogas citta-vrtti-nirodhah”, lo yoga è la soppressione delle modificazioni della mente.Conosciuto infatti fin dall’antichità e indicato dai maestri di varie tradizioni mistiche ed esoteriche come una pratica di iniziazione alla conoscenza, il fenomeno del sogno lucido transitò nella consapevolezza e nella conoscenza occidentale più recentemente attraverso i lavori pionieristici del marchesed’ Hervey De Saint-Denis e dello stesso Van Eeden, fino a ottenere, negli ultimi vent’anni, un posto privilegiato nelle ricerche sulla Neurofisiologia degli stati di coscienza grazie ai lavori iniziati daStephen LaBerge e dal suo gruppo dell’Università di Stanford.
Il sogno lucido è un “sogno cosciente”, ossia un sogno vissuto con l’affascinante particolarità, piuttosto rara e fugace come evento spontaneo, della consapevolezza…
Cioè si è cioè consapevoli di stare sognando…
Come facciamo ad essere sicuri che lo stato di veglia non sia anch’esso un sogno? Aveva forse ragione Shakespeare quando nella Tempesta scriveva:

Siamo fatti della stessa materia
Con la quale son fatti i sogni;
E la nostra piccola vita
E’ avvolta nel sonno.


Se è vero che siamo creatori (nella veglia e nel sogno) e non passivi elaboratori di esperienze, allora la veglia e il sogno non si contrappongono così nettamente, entrambi sono “fatti della stessa materia”. Quando ci svegliamo, noi diciamo “Era solo un sogno” intendendo che non era reale. Cioè, noi gli riconosciamo minor validità o status ontologico alla luce della nostra coscienza di veglia. Ciò a dispetto del fatto che ad ogni risveglio, notte dopo notte, sogno dopo sogno, noi prendiamo i sogni come “reali” e quindi all’interno di essi fuggiamo e combattiamo, ridiamo e piangiamo, imprechiamo e ci rallegriamo (Walsh e Vaughan, 1992). Eppure questo universo apparentemente oggettivo è una creazione delle nostre menti, una soggettiva, transitoria produzione che noi creiamo. Per il grande filosofo taoista Chuang-Tzu il sognatore “mentre sta sognando non sa che si tratta di un sogno, e nell’ambito del sogno stesso egli potrebbe persino cercare di interpretare il sogno. Solo dopo che si sarà svegliato saprà che si trattava di un sogno. Un giorno egli avrà un grande risveglio e si accorgerà che tutto era un sogno”
 Il sogno lucido come evento psicofisiologico

Il sogno lucido è un’esperienza che sembra caratterizzarsi come esclusivamente mentale. Ma come può un vissuto soggettivo essere solo mentale o solo fisico? Cosa fa il corpo mentre il sognatore esperisce il suo sogno? Attraverso un approccio psicofisiologico possiamo collocare il fenomeno del sogno lucido nell’interfaccia tra il soma e la psiche, eliminando così ogni possibile idea di separazione e di autonomia tra le due aree. Infatti se – come suggerisce R. Venturini – punto di partenza della psicofisiologia è una situazione o modificazione psicologica, il vissuto, di cui la psicofisiologia clinica specificamente si occupa, è da identificare in quello che tradizionalmente viene denominato vissuto corporeo o che, forse più appropriatamente, potremmo chiamare vissuto psicofisiologico (1995, p. 21). La psicofisiologia, quindi, si viene a configurare come quella metodologia di studio che può aiutarci a scoprire l’esistenza di un sistema corpo-mente-corpo-mente….., caratterizzato da un continuo mutamento e aggiustamento dei due termini, entità non più contrapposte, ma unificate in quell’interfaccia (appunto il vissuto psicofisiologico) in cui si esprime la loro inscindibile e “riposata” unità (ivi, pp. 21-22). E’ importante che l’approccio allo studio del sogno lucido venga effettuato in termini psicofisiologici, valorizzando l’osservazione del corpo e confidando che sarà possibile un giorno arrivare a stabilire con sufficiente precisione la possibilità per i sognatori lucidi di intervenire, dalla situazione di sogno, sul proprio corpo allo scopo di ottenere guarigioni o modificazioni.

È vero infatti che chi ha la fortuna di vivere lucidamente in modo spontaneo i propri sogni non si pone particolari domande su un loro presunto “significato”, ma si immerge nella qualità e nella vicenda emotiva che li accompagna e che determina la cifra e la misura innanzitutto del loro essere esperienza e solo secondariamente della loro possibile utilità in termini interpretativi ed epistemici.
In ciò il sogno lucido sembra piuttosto essere una produzione che una rappresentazione.
Una produzione vitale e creativa della macchina desiderante dell’inconscio, come avrebbero detto Gilles Deleuze e Félix Guattari nel loro indimenticabile “Anti-Edipo”3.
La lucidità onirica – sebbene sia una capacità che sembra essere più un fine che un mezzo (soprattutto se si pensa alle difficoltà connesse al suo apprendimento) – rivela tuttavia risvolti applicativi di un certo rilievo, non come fenomeno da interpretare, lo ripeto, ma come esperienza da vivere.

Dalla descrizione di F. Van Eeden inoltre nel sogno cosciente si ha la consapevolezza di possedere due corpi: il corpo fisico, addormentato e il corpo del sogno, attivo: Nel sogno lucido, la sensazione di avere un corpo con occhi, mani, una bocca che parla e agisce, è perfettamente chiara; ciò nondimeno, nello stesso tempo, noi sappiamo che il corpo fisico sta dormendo in una postura affatto differente. Il sogno lucido dunque mostra lo sdoppiamento del soggetto che vive un’esperienza particolare, profondamente assorbito in essa e allo stesso tempo la vive come una sorta di gioco dal quale sa che potrà risvegliarsi.

Fonti:
(pubblicato in: ” Informazione Psicologia Psicoterapia Psichiatria” n° 30