Cesare Lombroso è stato un medico e antropologo pioniere degli studi sulla criminalità, e fondatore dell’antropologia criminale.

Il criminologo Cesare Lombroso indagò a lungo sui tatuaggi, indicandoli come un segnale distintivo di una personalità delinquente.

Nel cap. VII del suo L’uomo delinquente infatti Lombroso descrive il tatuaggio come «uno dei caratteri più singolari dell’uomo primitivo» per il quale era «un ornamento, un vestiario, un distintivo nobiliare, onorifico e quasi gerarchico; […] un primo richiamo sessuale, perché segnala la pubertà nel maschio; […] persino una specie di archivio ambulante, nel quale l’individuo nota i fasti più notevoli della propria vita».
Egli mise quindi in stretta correlazione il tatuaggio e la degenerazione morale del delinquente.
Nel suo L’uomo delinquente troviamo anche un vero e proprio catalogo approfondito di tutte le tipologie di tatuaggio che potevano essere reperite all’epoca, mostrandosi ricco di descrizioni di tatuaggi e delle storie degli uomini che li portano, soldati e soprattutto detenuti, criminali e disertori, fornendo così un’ampia visuale sulle usanze del tempo.

Lombroso cataloga i tatuaggi in:

  • segno d’amore (iniziali, cuori, versi); 
  • simboli di guerra (date, armi, stemmi); 
  • segni legati al mestiere (strumenti di lavoro, strumenti musicali); 
  • animali (serpenti, cavalli, uccelli); 
  • tatuaggi di soggetto religioso (croci, cristi, madonne, santi).

In seguito alla diffusione delle teorie di Cesare Lombroso, il tatuaggio subì un’ulteriore censura ed è per questo che, contrariamente ad altri paesi occidentali, non ci furono studi e botteghe professionali fino alla fine degli anni ’70 del secolo scorso.

Antonini, autore di I precursori di Lombroso, ribadiva la tesi annotando nel suo libro:
“Il tatuaggio è certo una delle usanze più diffuse e in onore presso l’uomo primitivo; costituiva per lui ornamento, vestiario, distintivo gerarchico. Attualmente è andato scomparendo e permane solo, come eccezione normale, nei contadini, operai, marinai e soldati. Nei criminali si riscontra invece con una frequenza straordinaria e nei minorenni nel 40%. È inoltre molteplice, complicato, diffuso sulle parti più delicate del corpo, ove l’evitano anche i selvaggi, a documento della grande insensibilità dei criminali.”

Anche se sono passati moltissimi anni e le ricerche di Lombroso, per quanto interessanti , risultino oramai obsolete, ancora sembra persistere uno stigma riguardo le persone tatuate. Ad esempio secondo alcuni studi , nonostante un italiano su due risulti avere almeno un tatuaggio, ben il 70% ha vissuto un’esperienza negativa sul posto di lavoro come conseguenza.
Il 22% ha dichiarato infatti di aver ricevuto lamentele da parte di colleghi o clienti, un altro 22% invece è stato rimproverato dai superiori e l’11% ha ricevuto insulti a causa dei propri tattoo.

Nonostante quindi la loro ormai ampia diffusione, la percezione a riguardo non sembra essere molto cambiata all’interno di certi ambienti, ma nonostante queste brutte esperienze, l’85% degli intervistati con tatuaggi ha dichiarato di non essersi affatto pentito di averli fatti.





Articolo a cura di Il Percorso Profondissimo  


Immagini tratte dal film “Educazione Siberiana


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Fonti:

https://www.romolocapuano.com/il-tatuaggio-secondo-lombroso-e-noi/
https://www.coscienzaetica.it/articoli/attualita/tatuaggio-punto-vista-della-scienza-dello-spirito/

www.bruneau.it/mag-70